Clima & Natura

PLASTI-CUT: il “taglio” green dell’Unione Europea contro la plastica usa e getta

14 gennaio 2022
In Italia è entrato vigore il decreto legislativo 196/21 che vieta la produzione, la vendita e l’uso di prodotti realizzati in plastica monouso.

Da Venerdi 14 gennaio 2022 in Italia è entrato vigore il decreto legislativo 196/21 che vieta la produzione, la vendita e l’uso di prodotti realizzati in plastica monouso (i “single use plastic”).
Lo stop a bicchieri, cannucce, posate o piatti “usa e getta” arriva dopo la direttiva 2029/904 dell'Unione Europa, che mira a ridurre sensibilmente l’inquinamento da plastica presente nei mari e negli oceani.

Una svolta per ridurre le emissioni

Questa decisione avrà un impatto tangibile per i consumatori. Spariranno dai supermercati piatti, posate, bicchieri in plastica, cotton fioc, cannucce, bastoncini dei palloncini, contenitori in polistirene espanso per il consumo alimentare, contenitori per bevande, tappi e coperchi.

Ma non solo: tutti gli articoli realizzati in polistirene espanso e alcuni attrezzi da pesca contenenti plastica. Saranno permessi, invece, i prodotti biodegradabili e compostabili con percentuali di materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40% e, dal 1° gennaio 2024, superiori almeno al 60%.

Il decreto prevede sanzioni che vanno da 2.500 a 25.000 euro per chi continua a vendere prodotti in plastica usa e getta vietati e per chi produce articoli che non rispettano i requisiti.

Perché la plastica è così diffusa?

Dagli oggetti più comuni come le penne, sino ad articoli di “nicchia” come le tele per il paracadutismo: se ci soffermiamo a pensare alla composizione degli oggetti che utilizziamo, indossiamo, o con i quali entriamo in contatto ogni giorno, ci rendiamo facilmente conto di quanto questa sia diffusa e importante per noi.

La plastica, materiale derivante dalla raffinazione del petrolio, nasce dagli studi del ricercatore inglese Alexander Parkes, che tra il 1861 e il 1862 partendo dall’analisi del nitrato di cellulosa isola e brevetta il primo materiale plastico semisintetico, il Pakesine.

Da quel momento in poi, comincia l’ascesa della plastica: nel XX secolo diventa sempre più apprezzata e la scoperta di numerosi materiali sintetici da essa derivati ne accrescono la popolarità. Polivinilcloruro, cellophane, nylon e polielitene tereftalato (PET), ancora oggi utilizzati e presenti nella nostra quotidianità, ne sono solo un esempio.

La plastica tra luci...

Tra i pregi della plastica il fatto che abbia sostituito alcune materie prime naturali, come ad esempio l’avorio degli elefanti o i gusci delle tartarughe (una volta usati per produrre occhiali e pettini), o ancora, nel settore automobilistico, le parti in metallo: questo ha permesso di ridurre il peso delle auto, risparmiando sul carburante ed evitando così diverse tonnellate di emissioni di CO2.

Altri settori che ne hanno beneficiato sono senz’altro quello alimentare, grazie alle proprietà di conservazione degli alimenti, e quello medico, dove la possibilità di adottare componenti di plastica usa e getta si è rivelata fondamentale per tutelare la salute e l’igiene.

... e ombre

La durevolezza di questo componente, è sia un punto di forza sia uno dei difetti più grandi: la plastica impiega infatti circa 450 anni a degradarsi.
Consideriamo inoltre che ogni anno produciamo in media 300 milioni di tonnellate, equivalenti a 1,8 miliardi di tonnellate di CO2, che vengono immesse nell’atmosfera.

Un ritmo insostenibile se consideriamo che si stima la popolazione terrestre raggiunga i 10 miliardi entro il 2050: il consumo di plastica è direttamente correlato al numero di individui che ne fanno uso, e questo aumento ci pone di fronte a scenari allarmanti (Fonte: Politecnico di Losanna).
Per cogliere la dimensione dell’impatto ambientale basta pensare al Pacific Garbage Patch, un “isola” di rifiuti galleggianti – prevalentemente in plastica - larga almeno un milione di chilometri quadrati, posta al centro dell'Oceano Pacifico.

Questo comporta non solo una perdita di biodiversità, ma anche un impatto diretto sulla salute umana. Le microplastiche vengono infatti disperse nell’ambiente, ingerite dagli animali (marini e non), e di conseguenza dalle persone, arrivando sulle nostre tavole, con conseguenze tossiche per l’organismo.

Innovazione e uso responsabile

Gli aspetti esposti sono solo un esempio di alcuni elementi che per anni hanno animato il dibattito intorno all’utilizzo di questo materiale. La direttiva recepita dalla normativa italiana va però nella giusta direzione: quella di incentivare l’eco-design dei prodotti, riducendo l’impatto ambientale dell’oggetto prodotto nell’intero ciclo di vita, o riducendo le quantità di materia prima impiegata o producendo articoli facilmente riciclabili.

Tra le innovazioni più recenti anche quella del PBLT, un tipo di plastica riciclabile all’infinito, la cui scoperta è stata annunciata sulla rivista Science Advances. Il materiale, se riscaldato a 100 gradi per 24 ore, si riconduce agli elementi costitutivi originali, che possono essere riassemblati per ottenere materiali di alta qualità.

Oltre all’innovazione, l’altro fattore fondamentale è quello umano: comportamenti di acquisto consapevoli, un uso responsabile dei prodotti in bioplastica e un corretto smaltimento dei rifiuti sono tre elementi che devono orientare il nostro comportamento, in ogni momento.

Un esempio? Anche in ENGIE, all’interno dei nostri uffici da diversi anni abbiamo scelto di adottare solo materiali esclusivamente biodegradabili, dalla carta da stampa ai bicchieri per la pausa caffè.

Abbiamo disegnato il nostro quartier generale così come ogni ufficio per renderlo #PlasticFree, efficiente da un punto di vista energetico e coerente con la nostra mission di transizione a #ZeroEmissioni.